Your Garbage – Garble Garage

La scorsa estate, gli Your Garbage sono ritornati alla formazione a tre delle loro origini: Alessandro Arini (voce e chitarra) più i fratelli Ludovico (basso) e Dimitri Miragoli (batteria). Tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 hanno prodotto un nuovo disco, il cui titolo, Garble Garage, gioca all’allitterazione con il nome del gruppo e rimanda a tutta la semantica della spazzatura, monolito dell’iconografia grunge. La musica proposta è risultato di una mescolanza tra grunge, appunto, e new wave. Non è complicato individuare nelle canzoni questo duplice orizzonte, anche all’interno del medesimo brano. A mo’ di esempio, mi viene in mente Manacerace, seconda traccia (l’apertura era spettata all’energia di Succhiami L’Anima), le cui strofe e il refrain (ripetuto ad libitum) suonano chiaramente post punk, con tastiere d’atmosfera, ma è presente un duro bridge nirvaniano/verdeniano (come preferite). Molto bello il ritornello di Polvere E Ossa, nel quale i tre versi si sovrappongono al riff basato su due giri di accordi: si crea una sfasatura circolare per la quale il primo verso e il primo giro di accordi si ritrovano solo dopo sei battute. Segue W.A.M., che lascia spiazzati con quella chitarrina sottile, modello primi U2 (i più fighi, quelli di I Will Follow e affini): secondo me è l’episodio migliore dell’album. La sensazione di “già sentito”, invece, è troppo nitida durante Ti Ho Vista Cadere. Parimenti, il riff di Perché richiama immediatamente una Seattle fin troppo ovvia, soprattutto poiché in questi giorni, chissà come, nel triplice vano cd, assieme agli Your Garbage e a qualcos’altro, lascio macinare anche Nevermind. D’altro canto, anche lo splendido Kurt aveva fregato la chitarra di Teen Spirit ai Kingsmen di Louie Louie e a una tonnellata di altri gruppi garage. Gar(b)age! Il cerchio è oltremodo chiuso. Toh, una filler track! Non so come definire in altro modo Bay Kiss, se non appunto un riempitivo à la… Kiss («Se solo tu / Fossi qui / Ti direi / C’mon, kiss me». Mi piace Arini perché è un tamarro). La salvo per via del klunk klunk klunk del campanaccio, all’inizio della canzone. Non Piangere Maddalena va a pescare dal rock alternativo italiano di metà anni ’90, con la particolarità (che è poi uno dei tratti distintivi del suono Your Garbage) del cantato alto, pulito, etereo di Ale, che a livello di timbrica è quasi una voce bianca. Chiude Zircone, altro grunge bello grosso (sembra un pezzo mai suonato dai nostri gloriosi Evamente).
Questo disco rimane tranquillo in rotazione nel mio stereo da un paio di settimane per una semplice ragione: i pezzi non sono affatto male. C’è però qualche problema, in generale riconducibile a una volontà di strafare. Da questo punto di vista, Ludo mi sembra lo strumentista più sicuro: il suo basso fila via praticamente senza sbavature, fa le cose dritte e le fa bene. Ci sono invece alcuni scivoloni di chitarra e parecchi di batteria, davvero troppi per una registrazione in studio. Suonare grezzi va bene, ma suonare grezzi bene va meglio! E suonare semplici, soprattutto, non è un disonore, soprattutto nel rock viscerale e tutto cuore come questo: non è il caso di incartarsi in inutili fronzoli, rischiando un’involuzione al posto di un’evoluzione.
I concerti dal vivo restano per ora il giusto contesto per i tre. La dimensione nervosa e intensa del live asciuga i pezzi da ciò che non serve, restituendoci gli Your Garbage più massicci; l’obiettivo per la prossima uscita su cd potrebbe essere quello di continuare a catturare quella foga e quell’aggressività, che su questo disco non mancano, incanalandole però in un prodotto ancor più solido e quadrato.

Carmine Caletti