Kissexy – Live @ Midian

Le tribute band, queste (s)conosciute. Gruppi il cui repertorio ha un unico gruppo di riferimento, di solito molto famoso. Da una parte c’è chi le condanna senza appello liquidandole come “fotocopie”, dall’altro chi semplicemente fa distinzione. Io faccio parte di questa seconda categoria: nella mia esperienza di fan del rock mi è capitato di vedere pessime, mediocri, discrete, grandi tribute band. Recentemente ho assistito alle performance di due ottimi tributi ai leggendari Kiss: i veronesi Juliet Kiss, che hanno tirato giù il Free Way di Pizzighettone un paio di mesi fa, e le storiche Kissexy, quintetto all’80% femminile che ha intrattenuto alla grande il pubblico del Midian sabato 8 novembre.
I Kiss, è superfluo sottolinearlo, sono il gruppo definitivo su cui costruire una tribute band: si può giocare con i travestimenti, il trucco eccessivo, le corrispondenze con i personaggi originali, gli effetti speciali di scena. La fondatrice del gruppo, Barbara Caserta, sta alla batteria nella parte di Peter Criss (per i profani: il gatto); l’Ace Frehley della band, il chitarrista solista, è il beato tra le donne Sergio; alla ritmica, truccata da guerriero egizio stile Vinnie Vincent, c’è Sara; la bassista demoniaca come Gene Simmons è Michela, dai natali cremonesi; infine, con una grande stella nera sull’occhio destro e il rossetto scarlatto, la new entry (nonché già mia favorita) Scheherazade detta Sherry, che interpreta il mio Kiss del cuore, Paul Stanley.
È la veterana Barbara a parafrasare l’introduzione che da sempre apre i concerti dei Kiss: «You wanted the best, you got the best, the hottest tribute in the world… Kissexy!». Si parte con Psycho Circus per proseguire con alcuni successi del primo disco (neanche a dirlo, la roba anni ’70 è la mia preferita) come Strutter, Deuce e Black Diamond. Sherry canta alla grande, Barbara picchia duro, chitarre e basso hanno il giusto feeling, del tutto fedele al tipico Kiss sound, duro e ruffiano al tempo stesso.
Le pause sono riempite dalle tipiche cazzate divertenti che un gruppo simile può tirare fuori a iosa; in particolare Sherry sembra divertirsi un sacco. La ragazza specifica che Let’s Put The X In Sex parla di sesso – be’, i pezzi dei Kiss che non ne parlano si contano sulle dita di una mano – e Michela ringrazia suo padre, presente in sala, che vent’anni fa l’ha accompagnata in macchina al suo primo concerto dei Kiss e che per questo viene osannato dal pubblico. «L’uomo più rock’n’roll del mondo!», dice Sherry (che si è già presa un «Bella figa!» da una del pubblico).
Ci sono i migliori pezzi di quello che è forse il capolavoro dei Kiss, Destroyer: quindi vai con Detroit Rock City, God Of Thunder (cantata da Michela, dopo il tradizionale numero del demone sputasangue) e Shout It Out Loud. C’è un assolo di batteria di Barbara; c’è Lick It Up, superhit anni ’80 dei Kiss “smascherati”, all’interno della quale viene introdotto uno special che, dice Sherry, i Kiss hanno proposto dal vivo durante il recente tour Kiss Alive 35 (che ha toccato anche Verona e Milano) e che scopro consistere nella parte centrale strumentale di Won’t Get Fooled Again… Kiss ♥ The Who! Sergio riproduce molto bene con la chitarra l’assolo originale di tastiera, poi entra Sherry per l’acuto spaccatimpani. Yeah!
Cos’altro? Qualche power ballad strappalacrime, l’allusiva Love Gun, l’immancabile I Was Made For Lovin’ You con i coretti richiesti al pubblico e, infine, Rock And Roll All Nite. Il coinvolgimento raggiunge il culmine, tutti intonano l’inno del rock’n’roll cazzone per eccellenza: «I wanna rock and roll all nite / And party everyday». Saluti e presentazioni di rito e giù il sipario sulle fantasmagoriche Kissexy!

Carmine Caletti

P.S.: dedicato a Fabio, Principe della Notte, Sovrano dell’Accredito, Dominatore del Luppolo.