Jazz In Cantiere Orchestra – Live @ Giardini Pubblici di Piazza Roma

Venerdì 22 settembre, il pubblico di Piazza Roma ha assistito alla seconda uscita della Jazz In Cantiere Orchestra, diretta da Igor Sciavolino.
Alla già nutritissima formazione standard si sono uniti due ospiti speciali: Emidio “Mimì” Clementi, già leader degli storici Massimo Volume e impegnato dal 2004 nel progetto El Muniria, e Mauro Ermanno “Giò” Giovanardi, cantante dei La Crus.
L’ensemble apre con Butterfly Tongue, una composizione del pianista dell’orchestra, Federico Squassabia. A seguire, il primo brano tratto dal repertorio indipendente italiano (ed è questa la principale direzione musicale intrapresa per ora dall’orchestra, la rivisitazione cioè di brani della scena alternativa di casa nostra): Sempre Più Vicino dei Casino Royale, con Giò alla voce. Poi è il momento di Mimì, che propone con l’orchestra Il Primo Dio, brano d’apertura dell’album dei Massimo Volume del 1995 intitolato Lungo I Bordi. La par condicio vorrebbe un brano dei La Crus, e così è: Giò torna sul palco per cantare Come Ogni Volta. Dopo Stelle Buone, canzone di Cristina Donà, ancora con Giò, la Jazz In Cantiere Orchestra propone un’altro brano originale e strumentale, Caffè E Macedonia, scritto dal chitarrista Marco Maturo. Segue Voglio Una Pelle Splendida, cover degli Afterhours (con Mimì alla voce), il brano probabilmente più conosciuto dal pubblico (comunque molto eterogeneo) della serata. Arriva finalmente l’atteso momento del duetto: il parlato di Mimì e il cantato di Giò si intrecciano nella splendida Forma E Sostanza, brano dei CSI. L’annuncio dell’imminente esecuzione di Lieve dei Marlene Kuntz provoca un applauso anticipato presso il pubblico più giovane; è poi Giò a cantare il brano accompagnando l’orchestra attraverso il climax musicale ed emotivo ascendente e discendente. Dopo Balon Combo (cover dei Mau Mau), Giò annuncia che il brano successivo è un inedito assoluto: lo ascoltiamo in anteprima. Si tratta di Ognuno Dentro Di Sé Ha Un Vuoto, tratto da I fiori di Marco Lodoli. Chiusura con Ninna Nanna dei La Crus.
La richiesta di un bis dal parte del pubblico viene accontentata: l’orchestra e i due ospiti si lanciano in un’infuocata esecuzione di Disco Labirinto (Subsonica), con la quale si chiudono un’intensa ora e un quarto di musica e, in sostanza, una serata ampiamente riuscita. La risposta di pubblico è stata ottima, così come gli artisti sul palco. Attendiamo una nuova data per la Jazz In Cantiere Orchestra, e – perché no? – qualche altro special guest.

Carmine Caletti