Intervista a Dino Fumaretto

Ecco le due chiacchere che abbiamo fatto con Elia Billoni, la voce delle canzoni di Dino Fumaretto.

Come mai Dino Fumaretto? Tu non ti chiami così, da cosa è dipesa la scelta di questo nome?

Dino Fumaretto è un’ altra persona o un eteronimo, per chi non ci crede, ovvero l’ autore delle canzoni che io canto. Io sono l’ interprete, anzi ora siamo in tre: al basso e al violino Nicola Cappelletti (con cui ho arrangiato l’ ultimo album) e alla batteria Samuele Buccelli.

Mi sembra ci siano meno cantautori ora come ora, sempre più band che si muovono nell’ ambiente underground sperimentando in vari generi. Tu che ne pensi a riguardo?

C’ è stato il “boom” dei cantautori sulla scena indipendente qualche anno fa, c’ ero pure io, ma mi pare che ancora adesso ce ne siano di nuovi. In quanto alle band non mi sembra ci sia tutta questa sperimentazione, anzi. Ma io non seguo molto, vivo in campagna.

Il pubblico è ancora attento a questo tipo di proposta musicale? Per tua esperienza quali sono le reazioni della gente?

Il pubblico attento è una minoranza. Il mio pubblico è la minoranza di una minoranza. Forse anche la minoranza della minoranza di una minoranza e mi fermo qui.

La teatralità che c’è nei tuoi pezzi è una cosa voluta o ti viene naturale? Hai studiato recitazione? Ti ha aiutato?

In realtà non ho mai studiato recitazione. La teatralità dell’ interpretazione mi sembra inferiore rispetto al disco precedente. Mi sono sforzato di cantare in modo controllato e sobrio, forse è la quiete prima della tempesta!

Che cosa ascoltavi quando eri piccolo? Quali erano i tuoi cantautori preferiti?

Da piccolo ascoltavo la musica dei miei genitori, quindi Mozart, Korsakov (con mia sorella inventevamo storie sulle note delle Mille e una Notte), Pink Floyd, De Andrè, Neil Young, poi più avanti i Doors.

Quando hai scritto la tua prima canzone? Ti ricordi le emeozioni che hai provato mentre scrivevi testo e musica?

Mi pare intorno ai 12 anni. Avevo scritto una cosa in cui ripetevo come un mantra “E tutto è grigio”. Ho provato esaltazione in un primo momento, il giorno dopo imbarazzo. Ho perciò smesso di scrivere canzoni. Quelle le lascio a Fumaretto.

Se dovessi scegliere una cover da inserire in qualche tuo futuro album, quale incideresti?

Song of joy di Nick Cave.

“Sono invecchiato di colpo” è un album più maturo rispetto al precedente. Questo è dovuto da una tua maturazione o dalla voglia di cambiare?

Dalla voglia di cambiare. Poi certo, sono sicuramente invecchiato. Il disco parla proprio di ciò.

Giochiamo un pò: descrivi il disco, usa qualche frase, citazione, tutto ciò che vuoi insomma per invogliare chi leggerà l’ intervista ad ascoltare il disco.

“Sono invecchiato di colpo” è un quasi concept. E’ un album così sottilmente profondo che neanche te ne accorgi.

www.dinofumaretto.com